mercoledì 30 maggio 2012

Ignazio Marino, vivisettore e Oscar Grazioli veterinario e giornalista denuncia e esperienze a confronto...

Mentre il vivisettore in Senato, Ignazio Marino vivisettore in Senato ringrazia i babbuini (http://www.ignaziomarino.it/news.asp?id=1044)
Ignazio Marino è infatti un ricercatore( http://it.wikipedia.org/wiki/Ignazio_Marino).Si occupa di trapianti e anche di xenotrapianti, trapianti da una specie all'altra. Gli xenotrapianti sono il tentativo di costruire delle chimere tramite le modificazioni genetiche, mezzo umano e mezzo animale, per avere delle fabbriche di organi da prelevare e inserire come pezzi di ricambio nei corpi umani. Questa idea è stata sperimentata per decenni, senza molti passi avanti, ma con la morte di decine e decine di migliaia di babbuini, macachi, maiali, oltre che dei pochi pazienti umani utilizzati come cavia. Sperimentazione senza limiti di specie.

Il giornalista e veterinario Oscar Grazioli racconta la sua esperienza e il suo punto di vista sulla vivisezione

Il veterinario scrittore racconta l’orrore della vivisezione
http://www.assovet.eu/single_news_user.php?id=128914
"Vi racconto quel che non ho mai scritto", queste sono le parole di Oscar Grazioli, ma prima della sua esperienza, lo presento a chi non lo conoscesse. Oscar Grazioli è veterinario, scrittore e giornalista. Ha pubblicato numerosi libri sugli animali, uno sull’anestesia, un libro sulla musica e la poesia degli anni ’80 e ha curato delle agende; versatile e attivo, perché nel frattempo ha svolto la professione di veterinario e ha un suo studio a Reggio Emilia.

In un articolo ha trattato un argomento alquanto controverso, la vivisezione, con schiere di gente a favore e dall’altra parte gente che ne ha orrore. Oscar Grazioli è un dottore, un tecnico potremmo dire, perché non si pensi che la vivisezione sia condotta da pochi eletti scienziati illuminati. È pratica usuale di laboratori di ogni tipo, per le malattie, per pseudoricerche, le più disparate (tutt’ora c’è chi sperimenta la resistenza alla corrente elettrica su cani e gatti), per l’industria cosmetica e via discorrendo, senza dimenticare le università, dove ogni nostro futuro medico e veterinario deve smembrare qualche animale. Oscar Grazioli ha deciso di dire il suo parere e di dire quello che nella vita gli è capitato di vedere dopo essersi laureato.
"Da Cartesio in poi non siamo mai riusciti ad abbandonare un tragico errore metodologico che costringe l'umanità a sprofondare nel buio dell'Alzheimer, del Parkinson, della sclerosi e delle distrofie, studiate su ratti, cani scimmie e anfibi, organismi completamente diversi dal nostro. Milioni di animali, ogni anno, subiscono nei laboratori avvelenamenti con sostanze chimiche, farmaci e cosmetici, induzione di malattie d'ogni genere che sono solo uno specchio deformante, un'imitazione farlocca di quelle umane. Subiscono esperimenti senza senso, utili solo a gonfiare i punteggi per concorsi e stipendio e produrre la compressa che regalerà a noi e alle nostre famiglie, un anno i più, immersi nell'incubo dell'Alzheimer, scandito dalle ore in cui si devono assumere le altre dodici capsule che contrastano gli effetti collaterali delle undici già ingoiate. Con enormi benefici per gli amministratori delegati delle Big Pharms. Vi racconteranno che usiamo sempre gli stessi argomenti: le migliaia di focomelici causati dalla Talidomide (che non si verificarono sui topi), tiriamo fuori le vecchie e consunte foto in bianco e nero con gli elettrodi piantati nel cervello delle scimmiette. Roba da 1800!
E allora vi racconto quel che non ho mai scritto. Io ci sono stato in quel tipo di laboratori (non quelli della Harlan). Circa 25 anni fa, quando ero uno dei pochi veterinari che curava scimmie, ci andai per imparare alcune tecniche di diagnosi. Quello che ho visto mi sveglia ancora di notte, sudato.
I cercopitechi schiacciati dalla parete mobile di lamiera contro le sbarre che perdevano bava e urina e schizzavano feci ovunque, per il terrore. Uno aveva la testa rivolta verso di me e l'occhio ricadeva dall' orbita, mentre le urla perforavano i timpani. «Tanto ne hai per poco», il commento dell'addetto. Dopo un'ora era sul tavolo, accanto a un macaco cui dovevano togliere i reni. Dopo l'incisione sull'addome, gettava fuori le viscere dal corpo. L'anestesia era un po' superficiale. Amen. Passavi tra le gabbie dei Resi e, se acuivi l'olfatto, potevi sentire, nell'oscurità, il profumo del terrore. Non serviva acuire l'udito per sentire i gemiti di chi era tenuto in vita perché l'esperimento lo richiedeva. Una volta uscito all'aria, ho vomitato.
Tutto questo si verifica ancora, in tutto il mondo e la ragione umanitaria per cui questi sacrifici sono «necessari»rappresenta la più tragica balla che vi hanno mai raccontato."
da: Net1News

Notizia il 29 maggio 2012 ricevuta da:
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giovedì 24 maggio 2012

"Mucche e polli, l'orrore è servito"

Sul numero 19 di Vanity Fair di questa settimana c'è un piccolo articolo a pag. 46 e 48 intitolato "Mucche e polli, l'orrore è servito". L'autrice è Stefania Prandi.

MUCCHE E POLLI, L'ORRORE è SERVITO
Dopo il caso di Green Hill, ci siamo intrufolati in altri allevamente-lager lombardi.
Dove il fine è diverso - la nostra tavola, non la scienza - ma il (mal)trattamento è lo stesso

di Stefania Prandi

Maiali che si mangiano tra loro, polli e galline stipati a migliaia di pochi metri, vitelli strappati dalle madri appena nati.
In tutta Italia si discute dei Beagle liberati dall’allevamento di Green Hill, diventati simbolo della battaglia contro il maltrattamento degli animali, ma come se la passano gli altri?
In che condizioni vengono allevati quelli che ci mettiamo ogni giorno in tavola?
Per scoprirlo, e documentarlo, gli attivisti Nemesi Animale – primo gruppo in Italia, con Esseri Animali , che si occupa di <<investigazione>> - hanno iniziato a infiltrarsi di notte, con telecamere e macchine fotografiche, negli allevamenti industriali della Lombardia, la regione italiana dove si produce più carne.
Ecco la cronaca di un’ incursione.

CARNE IN GABBIA E URINA
Nei casermoni di cemento dove sono rinchiusi dai 5 ai 10 mila maiali (nei più grandi si arriva a 20 mila), l’odore di carne mista a urina e feci è intenso.
Le scrofe gonfie di latte sono strette tra sbarre di metallo e quando si muovono, a volte, schiacciano i cuccioli.
Ci sono piccoli cadaveri dentro e fuori i box di cemento, in parte divorati dai topi.
<<altri vengono mangiati dai loro fratelli. Il cannibalismo è pratica comune fra gli animali in prigionia>>, ci spiega Lorenzo, 24 anni, attivista di Nemesi e studente di veterinaria.
<<nei box per lo svezzamento si staccano pezzi di orecchie a vicenda>>.
Per legge i cadaveri vanno messi in celle frigorifere, ma il personale non sempre riesce a fare pulizia quotidianamente.
Alcuni maiali hanno tumefazioni sul dorso e sulle zampe.
<<i tumori sono frequenti>>, spiega Claudio,<<a causa dell’ipertrofia: i maiali sono selezionati geneticamente per ingrassare il più possibile. Sono così grossi che a volte crollano sotto il loro stesso peso e si spezzano le zampe>>.
Su alcuni animali si vedono cartelli con scritto <<diarrea>> e <<se fa meno di 10 cuccioli mandarla al macello>>.

QUI NON SI VEDE IL SOLE
I polli vengono cresciuti a terra, stipati in enormi capannoni open space da 10 mila capi.
Hanno tutti il becco tagliato,per fare in modo che non si uccidano tra loro, e trascorrono la loro breve esistenza su pavimenti coperti da escrementi.
Ai lati, cadaveri schiacciati e in parte mangiati.
<<vengono gonfiati di cibo in pochi mesi>>, spiega un’altra attivista, Francesca,<<e poi raccolti in massa per il macello. Una macchina con braccia meccaniche li rastrella per infilarli in gabbiette di metallo. Inutile dire che molti muoiono. Una volta presi tutti, il capannone viene lavato, disinfettato e riempito di pulcini>>.
Non va meglio alle galline ovaiole.
Ferite, spennate, sbeccate, vivono in gabbie a più piani (fino a sette) senza vedere mai il sole.
<<la luce artificiale perenne fa sì che producano uova a ciclo continuo>>, spiega Brenda, 26 anni, da 10 vegetariana, da 6 vegana.
<<a un anno sono già vecchie, con v**ine purulente>>.
In molti di questi allevamenti si vedono scatolette da cui partono i fili elettrici per tenere lontani i topi che si mangiano le galline morte schiacciate.

AIUTO, MAMMA
Gli allevamenti di mucche e vitelli sono forse i meno impressionanti, per l’aria aperta e gli spazi di passaggio relativamente ampi.
Ma la realtà è un’altra.
I piccoli vengono strappati alle madri a poche settimane alla nascita e imprigionati in minuscoli box poco distanti: sentono l’odore della madre senza poterla raggiungere.
Il dolore li rende catatonici e immobili.
<<può succedere che vengano lasciati per giorni senza acqua né cibo perché sono animali poco redditizi>>, racconta Claudio, di 36 anni, il più anziano del gruppo.
<<spesso il prezzo di un vitello sul mercato non copre nemmeno le spese del suo sostentamento. A volte vengono buttati vivi nei cassonetti>>.
L’inseminazione artificiale a cui sono continuamente sottoposte le mucche non è quindi finalizzata ai vitelli, ma al latte che producono di continuo.

AUTO-CANNIBALISMO
Tra i conigli, chiusi in 3 o 4 a gabbia, i fenomeni di auto-cannibalismo sono frequenti.
<<abbiamo visto un coniglietto con le zampe posteriori paralizzate, che se le stava mangiando>>, racconta Lorenzo.
Negli allevamenti c’è un forte odore di ammoniaca, contenuta nell’urina che passa dalle grate del pavimento, e che rende l’aria irrespirabile.
Ma i conigli non devono sopportarla a lungo: vivono pochi mesi, per poi finire dritti sulle nostre tavole.